Il Narciso, Ansbach, Kretschmann, [1697]

 ATTO QUARTO
 
 Prato con fonte. Bosco in lontananza.
 
 SCENA PRIMA
 
 NARCISO uscendo dal bosco
 
 NARCISO
 Troppo son lasso; a la vicina fonte (Si asside all’orlo della fonte per bere)
 e la fatica e la stagion m’invita.
 Ahi che miri, o Narciso? (Contempla la sua immagine nell’acque)
 Una fronte o un incanto?
665Due pupille o due fiamme?
 Che volto è quel che in mezzo a l’acque accende
 e d’insolito ardor m’empie le vene?
 Amor certo tu sei,
 o bellissimo volto! Io ti raviso
670a l’arco de le ciglia, agli occhi ardenti.
 Fuggi, o vile Narciso, (Mostra voler levarsi e partire ma poi si arresta)
 fuggi amor che t’insulta. O dio! Qual forza
 ti trattiene e i tuoi rischi
 entro a que’ lumi a vagheggiar ti sforza!
 
675   Perdonatemi, pupille vaghe,
 perdonatemi, se già vi adoro.
 
    Mi sono dolci le vostre piaghe,
 m’è gloria vostra, se per voi moro.
 
 Lascia, o bocca vezzosa,
680tu che mi parli non intesa, lascia
 che sul tuo labbro un dolce bacio imprima. (S’accosta per baciarsi nell’acque)
 O pietà che mi avviva!
 Mi accosto e tu ti accosti.
 Porgo il labbro e tu ’l porgi;
685ti bacio e tu mi baci. Ahi l’onda iniqua
 già su l’avida bocca il bacio rompe
 e dolor tu ne mostri eguale al mio. (Si ritira sdegnoso)
 Deh stendi il braccio ond’io ti tragga almeno
 fuor dell’invida fonte e in seno al prato
690meglio poi ti vagheggi. Ecco cortese! (Stende il braccio alla fonte)
 Tu mi stendi il tuo braccio, io stendo il mio;
 io ti traggo e tu vieni.
 Ahi che l’onda frapposta (Lo ritira sdegnoso e dolente)
 mi ti toglie di nuovo; e tu fra tanto,
695che ridesti al mio riso, or piangi al pianto.
 Ma di chi mi querelo?
 Folle! Quello son io? Già mi ravviso;
 quella è la bocca mia, quelli i miei lumi.
 Narciso ama Narciso?
700O portento d’amore! O stolti voti!
 Bramo ciò che possiedo
 e povero mi rende il mio possesso.
 Esca e focile, accendo il fuoco e n’ardo;
 scopo insieme ed arcier, piago me stesso.
 
 SCENA II
 
 ECO e NARCISO
 
 ECO
705O smarrita hai la fiera o ’l colpo errasti
 o a te spuntossi in qualche tronco il dardo,
 bellissimo Narciso?
 Che altra cura più grave
 non può lasciarti orme di doglia in viso.
 NARCISO
710Ahi! Con qual fronte, o ninfa,
 potrò più sostener degli occhi tuoi
 il rimprovero e l’ira? Entro a qual bosco
 nasconderommi al mio rossor? Qual pace
 mi darrano più gli antri
715e queste solitudini tranquille?
 ECO
 Del tuo duol...
 NARCISO
                             Deh se m’ami,
 tu compisci il mio duol, vibra il tuo ferro;
 da man sì cara uscito
 caro mi sarà il colpo.
 ECO
720Che?...
 NARCISO
                In questo cuor venga il tuo stral pungente,
 venga a punir pietoso
 l’antico orgoglio e la viltà presente.
 ECO
 Ad altri colpi il tuo bel sen si serbi;
 né segua la mia destra
725lo stil degli occhi tuoi che piagan l’alme.
 Quella morte tu chiedi
 che a impetrarti io venia col dir che t’amo.
 Sì t’amo, o caro. Ecco il mio error. Castiga
 l’ardir del cuore e quel del labbro insieme.
730Vibra il colpo, che tardi?
 Non lasciar che in ferirmi
 invidi più la destra a’ tuoi be’ sguardi.
 NARCISO
 Eco spietata, al mio dolor tu aggiungi
 la pietà che ho del tuo, pietà ch’è tarda,
735poiché è tardo a scuoprirsi anche il tuo amore.
 Perché allor tu celarlo,
 che mi accoglievi affaticato in seno
 e in dolce uffizio a me tergevi amica
 col bianco velo i caldi umori in viso?
740Forse allor che più crudo avea il cuore
 avrei data al tuo amore
 quella pietà ch’ora ti niego amante.
 ECO
 Come? Amante? E di chi?
 NARCISO
                                                  Ninfa, in me vedi
 un delirio d’amor, mostro il più strano
745che concepir si possa.
 Ne l’amor tuo ti son rival. Mi struggo
 per la beltà che t’arde.
 Fece le nostre piaghe un sol sembiante;
 tu per me solo avvampi;
750sol di me stesso anch’io mi trovo amante.
 ECO
 Eh Narciso, Narciso?
 Com’esser può?
 NARCISO
                                Così non fosse! Amore
 così dovea punir la mia fierezza
 e le vendette sue far col mio volto.
 ECO
755Getta il folle pensiero! Ama a chi puoi
 donar gli amplessi tuoi;
 se il merta la mia fé, mira i miei lumi,
 ivi amor col suo dardo
 ha ’l tuo sembiante impresso.
760E, se amar me non vuoi,
 almeno entro a’ miei lumi ama te stesso.
 NARCISO
 Se non si placa amor, cangiar non posso
 di affetto e compiacerti.
 Addio! M’è forza abbandonar la vista
765di quella fonte, ov’io bevei quel fuoco
 che mi divora e sface.
 Addio, mostro d’amore,
 torno a le selve e tu rimanti in pace.
 
    Vado co’ miei martiri
770a balze indomite,
 a selve inospite,
 vado a insegnar pietà.
 
    Al suon de’ miei sospiri
 il sasso gelido,
775il tronco rigido
 forse sospirerà.
 
 SCENA III
 
 ECO
 
 ECO
 Che sventura è la mia?
 Ho per rival chi adoro e son gelosa
 che s’amino tra lor quel’occhi amati,
780ove s’intese egual miseria? O fonte,
 fonte per me fatal, tu sola e prima
 cagion del mio dolor, fonte odiosa.
 A te rabbia di vento, ira di nembo,
 dal margine fiorito
785svelga le amiche piante;
 a te d’infausto augel stridulo canto
 rompa i sacri silenzi e sozzi armenti
 turbin col piè fangoso
 l’antico letto a’ tuoi tranquilli argenti.
790Misera! Io perdo i voti e tu fra tanto
 più superba ne vai del mio gran pianto.
 
    Per non farti insuperbir
 lascierò di lacrimar.
 
    Dirò al labbro e dirò al cuor
795che, ascondendo il suo dolor,
 cessi omai di sospirar.
 
 SCENA IV
 
 Portico pastorale nella casa di Tirreno.
 
 URANIO e CIDIPPE
 
 CIDIPPE
 
    Partiti.
 
 URANIO
 
                    Ascoltami.
 
 CIDIPPE
 
 Pastor noioso!
 
 URANIO
 
 Ninfa crudel!
 
 CIDIPPE, URANIO
 
    Lascia il             nel
800                     cuor          suo riposo.
    Rendi al               il
 
               in seguirmi...
 Perché
                in tradirmi...
 
 CIDIPPE
 
 Tanto ostinato?
 
 URANIO
 
 Tanto infedel?
 
 Sì partirò, spietata!
805Partirò, poiché il vuoi. Queste sian, queste
 del tuo Uranio fedel l’ultime voci.
 Anderò fra le rupi e dirò a’ sassi:
 «Al par di voi duro ha Cidippe il cuore»;
 andrò fra’ boschi e mesto
810ripetrò a le frondi: «Al par di voi
 incostante è Cidippe».
 Andrò a le fonti, ai fiumi
 e dirò: «Al par di voi
 corron gonfi di pianto anche i miei lumi».
815Sì partirò, spietata!
 CIDIPPE
                                       E ancor non parti?
 URANIO
 Tempo verrà che ancor dirai dolente
 a l’avviso crudel de la mia morte:
 «Quanto fedel, tanto infelice amante
 doveasi miglior sorte
820a la tua fede, a l’amor tuo. Ricevi
 questo inutile pianto,
 questa tarda pietade, ombra adorata».
 Poi verrai, sconsolata,
 di lacrime e di fiori a sparger l’urna
825e su le fredde ceneri a lagnarti.
 Sì partirò, spietata.
 CIDIPPE
                                      E ancor non parti?
 URANIO
 Addio, dunque, o crudel. Ma pria ch’io vada,
 nessun meco più resti
 de l’incostanza tua, de l’amor tuo,
830troppo a torto scordato,
 testimonio fedel; prendi il tuo dardo (Dà il dardo a Cidippe ed essa attentamente lo guarda)
 che in quel tempo felice a me donasti;
 armi non mancheranno ond’io m’uccida,
 quando forse non basti
835a uccidermi, a svenarmi il dolor mio.
 Ecco pago i tuoi voti.
 Ecco ch’io parto. Ingrata ninfa, addio.
 CIDIPPE
 Ferma Uranio. (Mostra partire e Cidippe il trattiene)
 URANIO
                               Che chiedi?
 CIDIPPE
                                                       Aimè? Qual vista?
 Qual rimembranza? Qual orror mi turba.
 URANIO
840Seco ragiona. Io parto, o ninfa.
 CIDIPPE
                                                          Ah ferma!
 Ei m’è fedele! Io pur l’amai? Sprezzarlo
 perché, infido mio cuore? In che ti offese?
 Forse col troppo amarti?
 URANIO
 Mi guarda e impallidisce. Amor m’aita.
 CIDIPPE
845Esci pur dal mio petto, (Guarda Uranio)
 o Narciso spietato.
 Perché deggio più amarti?
 Io ti adorai, tu mi sprezzasti, ingrato!
 Ritorni Uranio onde il cacciai. Ritorni
850a questo seno. Il genitor lo impone,
 gratitudine il chiede.
 Dove più speri, o cuore,
 ritrovar tanto amore e tanta fede?
 URANIO
 Sofferir più non posso.
855Addio ninfa.
 CIDIPPE
                          Ove vai?
 URANIO
                                             Lascia ch’io parta.
 CIDIPPE
 Deh ferma, ascolta. E tanto
 sdegno improviso a tanto amor succede?
 URANIO
 Troppo ti son noioso.
 CIDIPPE
                                         Ah non so come
 tu più quello non sei!
860Ferma.
 URANIO
                 Lascio il tuo cuor nel suo riposo.
 CIDIPPE
 Parti; ma pria donami un guardo almeno.
 Ti movan questi pianti! Ah no, che indegna
 son de la tua pietà doppo il mio fallo.
 Parti; ma prima osserva
865le tue vendette, Uranio, e ’l mio dolore.
 Ecco con questo dardo,
 dardo per me fatal, mi passo il core.
 URANIO
 Che fai, Cidippe? Aimè!
 CIDIPPE
 Partirai più, crudele?
 URANIO
870Sì partirò... Ma partirò con te.
 CIDIPPE
 Mio Uranio.
 URANIO
                          Mia Cidippe.
 CIDIPPE
 L’ire deponi!
 URANIO
                           E tu l’amor ripigli!
 CIDIPPE
 Più di prima ti adoro.
 URANIO
                                           E più Narciso...
 CIDIPPE
 Solo Uranio è ’l mio bene.
 URANIO
                                                  Omai la destra ...
 CIDIPPE
875Ti darà fé di sposa.
 URANIO
                                      E non m’inganni!
 CIDIPPE
 Perché più tu non tema,
 prendila, o mio diletto.
 Mi credi?
 URANIO
                     Or sì, mia cara,
 l’ire depongo e mi ti stringo al petto.
 
880   Pur cede a la mia fede
 l’orgoglio del tuo cuor.
 
   Ne l’amor tuo diventa
 mia gloria il mio dolor.
 
 CIDIPPE
 
   Da la tua fede imparo
885ad esser più fedel.
 
   Tu mi sarai più caro
 ch’io non ti fui crudel.
 
 Si muti la scena e torni la fonte, da cui uscendo 4 glauchi e 2 naiadi formino il ballo.
 
 Fine de l’atto quarto